Una festa del mio Paese: Dita e veres

Dal nostro archivio

Quando penso alla mia infanzia, i ricordi vanno a una festa tipica del mio Paese, l’Albania. Questa festa ci piaceva molto quando eravamo piccoli. Già dal 1° marzo cominciavamo a prepararci e con tutti i bambini del cortile raccoglievamo il tralcio d’uva per fare il fuoco il 13 sera. Andavamo a cercare i rami di salice per fare le coroncine per tutta la famiglia. Il 13 marzo le nostre mamme ci preparavano il piatto tipico del nostro paese, che si chiama “fli”, e il dolce tipico di questa festa, il “ballokume”. Noi bambini imparavamo delle poesie e degli indovinelli e facevamo delle recite. La sera del 13 marzo noi bambini con i genitori del quartiere andavamo in piazza dove tutto era pronto per il fuoco e la festa.
Accendevamo il fuoco, cantavamo e recitavamo una poesia, era troppo bello ed emozionante. Prima di spegnere il fuoco ci piaceva saltarlo e lo facevamo uno alla volta. Spegnevamo il fuoco e tornavamo a casa felici. Facevamo tutti la doccia e ci mettevamo in testa le coroncine pronunciando una frase: “Per hajr dita veres na marte te ligat e kres”. Noi bambini non riuscivamo a dormire dall’emozione. Ci preparavamo i vestiti e un sacchetto per il giorno dopo che ci sarebbe servito per metterci le caramelle.
Ricordo che la mattina presto la mamma si svegliava e apriva tutte le finestre, prendeva dei fiori freschi e li metteva dappertutto. E poi ci preparava il “verore”, cioè un braccialetto con un filo bianco e rosso per tutta la famiglia. Portavamo questo filo sino al giorno in cui vedevamo la prima rondine, solo allora ce lo toglievamo e lo mettevamo sull’albero più fiorito. Poi la mamma ci preparava la colazione tipica di questa giornata: uova, latte, te, caffè, “ballokume”. Non mangiavamo dall’emozione perché volevamo uscire. La mamma ci preparava velocemente e noi uscivamo dalla porta dove ci aspettavano gli altri bambini del quartiere. E andavamo di porta in porta con tutti i bambini a chiedere dolci e caramelle. Prima da quelli più vicini poi ci allontanavamo un po’, e così fino a mezzogiorno. Tornavamo a casa felici contenti e raccontavamo alla mamma come era andata la giornata.

Questa festa si ama ancora tanto nel mio Paese, però nel nostro quartiere non si festeggia più come una volta. Non ci sono più bambini e non si fa più il fuoco che facevamo una volta. Però tutti vanno nella capitale a festeggiare.

[Esmeralda – Corso C Primo Livello, CPIA Voltri]

Foto: credit Arno Smit / Unsplash

Articoli recenti